Cacciari — La fine dell'arte

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Published 2020-12-19
Mssimo Cacciari espone i punti fondamentali della lezione magistrale "La fine dell'arte", tenuta al Festival della Filosofia di Modena 2017 - Le forme del creare. L'idea della morte dell’arte, attribuita a Hegel, è stata equivocata in infiniti modi. Hegel, in realtà, non parla mai propriamente di fine dell’arte, ma dell’ingresso in un’epoca in cui la rappresentazione artistica si fa così pregna di elementi concettuali da perdere ogni immediatezza, che era propria della tradizionale idea del bello, idea che invece si complica. L’interesse per la rappresentazione artistica è carico di elementi intellettuali e l’arte così intellettualizzata perde il suo valore cultuale (di culto), diventando un fatto privato, legato alla soggettività dell’artista.

«La fine dell’arte deve essere intesa pertanto solo come la fine della rappresentazione artistica tradizionale e della nascita di una nuova rappresentazione artistica, nella quale il primato è assunto dal concetto. La nostra epoca pertanto è segnata non dall’arte ma dalla rappresentazione intellettuale e il primato è diventato quello del sapere, filosofico e scientifico, primato che viene riconosciuto dall’arte stessa.»

La fine dell’arte è l’idea della fine sia di ogni astratta autonomia del fare artistico, sia della pretesa del primato dell’arte, rispetto alla filosofia, che i romantici pretendevano.
L’arte continuerà a vivere in eterno come “arte pensante”, che deve dare a pensare il nuovo, come si vede nei grandi gesti avanguardistici dell’arte contemporanea, che è tutta una risposta alla sfida di Hegel.

Massimo Cacciari è professore emerito di Estetica presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Ha rivolto la sua attenzione alla crisi dell’idealismo tedesco e dei sistemi dialettici, valorizzando la critica della metafisica occidentale propria di Nietzsche e di Heidegger e seguendo la genealogia del pensiero nichilistico nei classici della mistica tardo-antica, medievale e moderna. Tra le sue opere recenti: Della cosa ultima (Milano 2004); Dallo Steinhof. Prospettive viennesi del primo Novecento (Milano 2005); Tre icone (Milano 2007); La città (Rimini 2009); Hamletica (Milano 2009); Il dolore dell’altro. Una lettura dell’Ecuba di Euripide e del Libro di Giobbe (Caserta 2010); Io sono il Signore Dio tuo (con P. Coda, Bologna 2010); Ama il prossimo tuo (con E. Bianchi, Bologna 2011); Doppio ritratto. San Francesco in Dante e Giotto (Milano 2012); Il potere che frena (Milano 2013); Labirinto filosofico (Milano 2014); Filologia e filosofia (Bologna 2015); Re Lear. Padri, figli, eredi (Caserta 2015); Occidente senza utopie (con P. Prodi, Bologna 2016); Generare Dio (Bologna 2017).

All Comments (21)
  • @leoleo-zf7cj
    Nell'arte non contemporanea o moderna era presente una componente che aveva più a che fare con l'artigianato, la committenza, dentro a questo vincolo poi l'artista insinuava il genio e altre sottili interpretazioni concettuali. Il discorso del Professore è ineccepibile.
  • Qualcuno ha mai riflettuto sul fatto che la Toscana, dopo aver dato all'Italia nel Medioevo tre geni che tutto il mondo ci invidia, dopo aver prodotto quasi da sola un periodo di Rinascita culturale durato due secoli, ha conosciuto tre secoli di totale assenza sia culturale che artistica, ritornando a sviluppare attività estetica solo verso la metà dell'Ottocento con I Macchiaioli ? È un pensiero che io ho avuto presente spessissimo e che mi ha sempre meravigliato.Non è stata una morte dell'arte?Non saprei definirla altrimenti! . È vero che nel caso dell'argomentazione filosofica sviluppatasi dal pensiero di Hegel il problema è ditutt'altra natura
  • Un commento chiaro, condivido pienamente, cordialmente da Ortisei Claudia e Wilhelm Senoner
  • @agu9270
    E oggi più che mai devi vivere per sentire ciò che non si vede, che deve arrivare.
  • @agu9270
    L'Arte il soffio che anima di vita propria una creazione.
  • @AB-rb2hk
    È un discorso solo in parte vero. Il suo limite più evidente è nella valutazione dell'arte del passato come priva di pensiero o povera di pensiero, il che è insostenibile e indimostrabile, tanto è vero che Cacciari deve fare l'esempio degli anonimi costruttori materiali di cattedrali ed evita di parlare che so di Magister Perotinus e Magister Leoninus o di Josquin des Prez. Per non parlare dell'esempio più clamoroso di arte-pensiero-filosofia: Dante -se non ricordo male Duecento! L'arte contemporanea è a volte intrisa di pensiero, più spesso di ideologia e politica, quasi sempre di banalità e presunzione. Il genio è il talento che detta le regole all'arte (Kant): meditare questa proposizione.
  • A mio modesto avviso, oggi il primato non è della ragione ma del calcolo
  • L’arte deve superare l’arte, cioè se stessa diceva un altro grandissimo, nonché Carmelo Bene..e ció è sempre più difficile
  • @andsalomoni
    Un'arte senza immediatezza non vale un tubo.
  • @agu9270
    Credo che la tanta conoscenza di opere artistiche e le sue tecniche, e meno vita vissuta su orizzonti sconosciuti, concede più spazio all'elaborazione intellettuale. L'artista delega agli elementi che ha intorno il suo piano d'opera. Non è più il linguaggio plastico che trova le condizioni migliori di espressione per poi capirne i contenuti di un'emanazione diretta. Segue più un ordine intellettivo che sceglie il segno, la forma, il colore, che più si avvicina all'insieme che vuol dire.
  • Se l'arte non è solo un fatto di pancia e di piacere, speriamo ci aiuterà a uscire dall'ignoranza e dalla distrazione di oggi.